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giovedì 30 novembre 2017

MOSTRA “NEL MARE DELL’INTIMITÀ”, VENERDÌ ARRIVA LA RICOSTRUZIONE DELLA SEZIONE TRASVERSALE DELLA IULIA FELIX DI GRADO

Un carico di conserve e di vetro, che era stato destinato al riciclo già due millenni fa, prima di inabissarsi al largo della laguna di Grado. È il tesoro della Iulia Felix, nave da carico romana del II secolo d.C., ritrovata a 16 metri di profondità nel 1987, assieme a circa 600 anfore. Il vascello, lungo 18 e largo 6 metri, ha un valore inestimabile sia per l’architettura navale che per l’archeologia.

Un carico di conserve e di vetro, che era stato destinato al riciclo già due millenni fa, prima di inabissarsi al largo della laguna di Grado. È il tesoro della Iulia Felix, nave da carico romana del II secolo d.C., ritrovata a 16 metri di profondità nel 1987, assieme a circa 600 anfore. Il vascello, lungo 18 e largo 6 metri, ha un valore inestimabile sia per l’architettura navale che per l’archeologia.

Una riproduzione storicamente fedele della sezione trasversale del bastimento arriverà a Trieste: venerdì 1 dicembre al Salone degli Incanti – ex Pescheria, Riva Nazario Sauro, 1 grazie alla mostra Nel mare dell’intimità. L’archeologia subacquea racconta l’Adriatico, dove sarà esposta insieme a una parte del suo carico originale. 

La ricostruzione è realizzata dall’ERPAC – Servizio catalogazione, formazione e ricerca, così come l’analisi, lo studio e la catalogazione dei materiali organici e inorganici del carico, nell’ambito di un accordo con il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia e il Comune di Grado per l’apertura e la valorizzazione dell’istituendo Museo nazionale dell’archeologia subacquea della città. La riproduzione, a cura di Rita Auriemma, Dario Gaddi, Carlo Beltrame, è stata progettata dal maestro d’ascia chioggiotto Gilberto Penzo ed eseguita nel cantiere nautico Casaril di Venezia.

IL CARICO E IL RICICLO.  La nave di Grado costituisce un caso emblematico di commercio di redistribuzione e riutilizzo, per l’eccezionale carico di salse e conserve di pesce di produzione locale, presumibilmente aquileiese, contenuto entro più di 600 anfore in gran parte riutilizzate, provenienti da varie regioni del Mediterraneo: Egeo orientale, Tripolitania, Tunisia, Campania, Emilia Romagna, alto Adriatico. Il riutilizzo delle anfore è evidente per due fattori: l’omogeneità della merce in tutte le anfore – pesce, anche se di qualità diverse (sardine e sgombri) e diversamente preparato (salsa “fior di garum” e pesce sotto sale) e la presenza di tappi tutti “ritagliati” da pareti di anfore degli stessi tipi di quelle componenti il carico. Le anfore, giunte per varie vie e da posti diversi in un emporio, erano ..... CONTINUA A LEGGERE SU TRIESTE CAFE'

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