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venerdì 7 gennaio 2011

«Ma quanto sangue freddo con addosso quello scafandro» (dalla Gazzetta del Mezzogionro)

Sulla scia dell’impresa di «occhio d’argento» un altro pugliese di Foggia, Gennaro Ciavarella – fotografo subacqueo e componente della Asso, organizzazione no profit nota per le sue ricerche archeologiche subacquee – si è recentemente immerso nella baia di Valona sul relitto di nave «Po».

«Solo quando ho visitato la nave - racconta - sono riuscito a comprendere il sangue freddo di Carofiglio. Ci vuole un coraggio per entrare nei corridoi della nave con la pesante attrezzatura dell’epoca. Il tubo dell’aria, che come un cordone ombelicale ti lega alla superficie, può facilmente tranciarsi o incastrarsi non permettendo la risalita e lui lo fece solo per una questione di pietà e per rendere onore alle volontarie crocerossine che tanto si prodigavano per i nostri soldati».

Quali sono le sue impressioni quando ha visitato il relitto? «La nave è adagiata sul fondo in perfetto assetto di navigazione, sembra che il tempo si sia fermato perché tutto è rimasto intatto, come se riposasse sotto una patina di fango. Ricordo le sale operatorie pronte all’uso, i sellini chirurgici intatti con ancora la pelle. E poi le cucine dove rimangono tutte le stoviglie. Ho esplorato anche lo squarcio aperto dal siluro che ha attraversato ... CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO SULLA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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